MISCELLANEA GRAECE ET LATINE
Lab Latino classe 3 AS Liceo scientifico & III^ alfa Liceo classico
Giulio Casiraghi
ANNUS SCHOLAE MMXVII - MMXVIII
PERCORSO SULLA POESIA DI CATULLO
LE VIDEO POESIE DELLA 3 AS
CARME I a cura di Riccardo Pollutri e Federico Ferrantino
CARME CI a cura di Federico Griziotti e Daniele De Luca
CARME LI a cura di Daniel Buemi e Daniele De Cao
CARME III a cura di Gianluca De Giulio e Zead Salem
CARME VIII a cura di Ivano Chinali e Andrea Redaelli
CARME II a cura di Martina Andreoni e James Africa
CARME V a cura di Greta Cenciarelli e Reham Mostafa
CARME XLIX a cura di Petra Haikal e Chiara Meneghello
Percorso sulla commedia di Plauto
a cura della classe 3 AS
La classe, divisa in piccoli gruppi, ha scelto e lavorato su una delle commedie di Plauto prese in esame nel percorso sull'U.D. relativa al commediografo latino. Alla fine del percorso di lettura e studio ha elaborato una presentazione sulla commedia letta.
La presentazione in alcuni casi si è avvalsa dello strumento multimediale PowerPoint ed ha avuto come temi portanti l'illustrazione della trama, l'analisi dei personaggi più importanti, l'enucleazione dei temi principali, la selezione di singoli brani proposti ai compagni in lettura "recitata" (vale a dire a più voci)
Dicembre 2017
IMILES GLORIOSUS AULULARIA MENECMI ANFITRIONE CASINA PSEUDOLUS MOSTELLARIA
Galleria di immagini
le illustrazioni degli studenti
Appuntamento a gennaio con il primo numero di Miscellanea latine
A partire dal mese di gennaio 2018 riprenderà la pubblicazione del mensile MISCELLANEA LATINE, giornalino con acta, ludos, crucigramma, aenigmata, rebus, lepos, humor, curiositas
Et...multa alia!
RES NOVAE: : Miscellanea si aprirà anche al greco con la collaborazione di studenti del nostro Liceo classico
ARCHIVIO Anno scolastico 2016/2017
MAIUS MMXVII
Apprezzato lo stand di MISCELLANEA LATINE al CASIRAGORA' 2017
UN GRAZIE AI RAGAZZI DELLA 3 AS che si sono adoperati ad allestire uno spazio colorato e divertente visitato da numerosi studenti che si sono cimentati nei giochi di enigmistica in lingua latina.
Chiara Anelli, Silvia Angiulli, Alessia Bosio, Galina Caidare, Valeria Cardin, Riccardo Di Giovanni, Heba Fag, Dario Franci, Kevin Iacovino, Eleonora Rigamonti, Marco Russo, Simona Trianti
Grazie anche a Riccardo Recalcati e Caterina Pediconi della classe 1 AS per il contributo prestato
Auctores Miscellanea Latine
laeti sunt invitare vos
ad Casiragorà MMXVII
Apud nos invenētis
ludos
crucigramma
aenigmata
rebus
lepos
humor
curiositas
Et...multa alia!vos expectamus
ante diem tertium Kalendas IuniasHUMOR
Prova a tradurre, è facile, facile!!!
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MOTTI E FRASI
Accidere ex
una scintilla incendia passim.(A volte da una sola scintilla scoppia un
incendio)
Ad impossibilia nemo tenetur. (Nessuno è obbligato a fare ciò che non può)
Alium silere quod voles, primus sile. (Ciò che vuoi che un altro taccia,
tacilo tu per primo)
Audaces fortuna iuvat. (La fortuna aiuta gli audaci)
Carpe diem. (Cogli l'attimo)
De gustibus non disputandum est. (Sui gusti non si discute)
Errare humanum est, perseverare autem diabolicum. (Sbagliare è umano,
perseverare è diabolico)
Exigua his tribuenda fides, qui multa loquuntur. (Bisogna prestare poca fede
a quelli che parlano molto)
Faber est suae quisque fortunae. (Ciascuno è artefice della propria fortuna)
Facta lex inventa fraus. (Fatta la legge, trovato l'inganno)
Gutta cavat lapidem. (La goccia scava la pietra)
Homo faber fortunae suae. (L'uomo è artefice del suo destino/fortuna)
Homo homini lupus. (L'uomo è un lupo per l'altro uomo)
Noli tu quaedam referenti credere semper: exigua est tribuenda fides, qui
multa locuntur. (Non credere sempre a chi ti dà notizie: bisogna avere poca
fiducia in chi parla molto)
Pecunia non olet. (Il denaro non ha odore)
Probitas laudatur et alget. (L'onestà è lodata ma muore di freddo)
Qui gladio ferit gladio perit. (Chi di spada ferisce di spada perisce)
Risus abundat in ore stultorum. (Il riso abbonda sulla bocca degli stolti)
Vivere est militare. (La vita è una guerra)
Vox populi, vox Dei. (Voce del popolo, voce di Dio)
CORRUPTI MORES
Anche nella polis greca, culla della democrazia, la corruzione influenzava decisioni, voti e processi
La corruzione si insinua da sempre nelle stanze dei governi, nei salotti dove si prendono le decisioni e ovunque trovi un terreno favorevole per penetrare. In tutte le epoche, politici, governanti, uomini d'affari, profittatori di ogni genere hanno incontrato sulla propria strada il sottile e penetrante fetore della corruttela e hanno deciso di utilizzarla a proprio vantaggio, spesso mettendo in vendita il bene comune. Intraprendiamo un viaggio tra i fatti di corruzione che hanno segnato la storia e la politica nei secoli dei secoli. Cominciamo dall'insospettabile polis greca, simbolo universale di democrazia.
C'è un celebre episodio storico riportato nelle Vite parallele da Plutarco che aiuta a comprendere la realtà dell'epoca.
Siamo nel 324 a.C., anno in cui si svolge in Grecia una nuova Olimpiade e in cui esplode lo scandalo dell'oro di Arpalo, dal nome del satrapo e tesoriere di Alessandro magno, in rotta con il macedone e in fuga da Babilonia con accuse di peculato sul capo, ma anche con una fortuna in tasca di migliaia di talenti e un seguito di alcune migliaia di mercenari al suo servizio.
Arpalo sbarca in Attica e chiede ospitalità ad Atene che però inizialmente lo respinge. È allora che utilizza parte dei denari accumulati per cercare di portare dalla sua parte i più influenti uomini pubblici della città. Ma non sarà sufficiente: a contrastarlo è tra gli altri Demostene, patriota celebre per le sue posizioni contro i «barbari» (benché lo sia sua madre) e per le sue orazioni contro Filippo, che ottiene d'imprigionare il tesoriere e di sorvegliare il bottino, che sarà infatti a lui affidato. Sarà però lo stesso oratore ad essere in seguito paradossalmente accusato a sua volta di essersi impossessato di una parte delle somme depositate sull'Acropoli e condannato dalla sua città prima di morire suicida a Calauria nel 322 lasciando in eredità la sua amara ma indicativa descrizione dei disinibiti costumi dell'assemblea ateniese nella terza Filippica: «Invidiare chi si lascia corrompere, ridere se lo riconosce apertamente, assolvere chi è stato colto in flagranza di reato, odiare chi vorrebbe metterlo sotto accusa».
Quello del tesoro di Arpalo fu sicuramente uno degli scandali più noti dell'antica Grecia anche perché mostrò le divisioni all'interno della città e finì per favorire il disegno egemonico dei Macedoni ma il problema della corruzione si era posto ben prima, come suggerisce Esiodo che nelle Opere e i giorni aveva celebrato una mitica età dell'oro in cui gli uomini non erano mossi «dal vergognoso desiderio di guadagno», perché c'era un'abbondanza tale da gratificare tutti.
Anche nella tragedia e nella commedia greche il tema della corruzione e più in generale del rapporto con la ricchezza è ricorrente e centrale. Paflagone, uomo di potere corrotto, è protagonista dei Cavalieri di Aristofane. Il popolo inveisce contro di lui: «Scellerato, hai la sporta piena, guarda quanta roba, è colma. Che bella torta ti eri messo da parte! E per me ne tagliasti solo un tantino. Dunque mi ingannasti rubando! E io che ti offrivo doni!» E Paflagone, confuso: «Rubavo per il bene dello Stato!»
L'esempio ricorda la difesa dei leader di partito coinvolti nello scandalo del finanziamento illecito ai tempi di Mani Pulite. Utilizzarono in fondo argomenti di natura analoga: «Ho rubato, sì. Ma solo per il partito». Come se il partito non fosse fatto di correnti. E le correnti di uomini, di funzionari e parlamentari! Come se leader, segretari, tesorieri, consiglieri provinciali e deputati non traessero (o non abbiano tratto in passato) un vantaggio più o meno diretto dal sistema di finanziamento occulto dei partiti.
«Non si lodi il parere di Temistocle, né quello di Cleone», ammoniva Plutarco citando altri due politici ateniesi. «Egli infatti quando stabilì di darsi alla politica, riuniti gli amici, rinunciò all'amicizia per essi... Avrebbe fatto meglio invece a scacciare dal suo animo l'avidità di denaro. Temistocle, a sua volta, a chi tentava di dimostrargli che avrebbe governato bene se si fosse comportato in modo imparziale con tutti, rispose: "Che io non possa mai salire a una carica nella quale i miei amici non possano ottenere di più che i non amici", non comportandosi rettamente nemmeno lui nel consacrare la politica all'amicizia e sottoponendo gli affari comuni e pubblici ai favori e agli interessi privati.»
Per bocca di Platone Socrate affronta l'argomento con grande sincerità: «Lo sapete bene, ateniesi: se da un pezzo io mi fossi messo a occuparmi degli affari dello Stato, da un pezzo sarei anche morto... Non c'è uomo che possa salvarsi quando si opponga sinceramente non dico a voi, ma a una qualunque moltitudine e cerchi d'impedire che troppe volte nella città si commettano ingiustizie e si trasgredisca alle leggi».
Ma davvero non è possibile governare senza cadere nel vizio?